Intervista a Licia Troisi: «Volevo fare lo scienziato.»
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L’abbiamo intervistata a pochi giorni di distanza dall’uscita della sua ultima fatica letteraria, Nashira 4. Il destino di Cetus, episodio conclusivo dell’omonima e acclamata serie (una delle infinite di cui è autrice). Lei è Licia Troisi, leggenda del fantasy italiano che per i «riflettori» di Just You Magazine svela i mondi dietro le sue storie, i propositi e i desideri per l’avvenire. Curiosi? Allora non vi resta che continuare a leggere.

 

Ciao Licia! Come ci si sente a detenere il titolo di “autrice fantasy” italiana per eccellenza? Hai mai pensato di scrollarti di dosso questa etichetta e di dedicarti a un diverso genere narrativo?
Ovviamente fa uno strano effetto, anche se ormai sono undici anni che faccio questo lavoro, e ho iniziato a farci l’abitudine. Per quel che riguarda la possibilità di cambiare genere, non me la sono mai preclusa, però tutto quello che ho scritto nella mia vita, anche le cose che sono venute prima delle Cronache, avevano sempre un elemento fantastico. Evidentemente è un genere che mi appartiene molto profondamente.

 
Scrivere l’ultimo capitolo di una saga immagino debba rappresentare un bel traguardo. Ti è successo già in passato con i cicli dei romanzi dedicati al Mondo Emerso, con La Ragazza Drago e adesso con Nashira. Ecco, restando concentrati sulla tua ultima pubblicazione, “Nashira. Il destino di Cetus”, avventura finale di una serie durata quattro romanzi, com’è stato portarla a compimento? Quali fatiche ti ha richiesto e quali gioie restituito?
Quella di Nashira è stata una saga piuttosto complessa, avevo messo molta carne al fuoco, quindi grande era la paura di non riuscire a tirare le fila di tutto e dare una degna conclusione. Tutti i miei sforzi si sono concentrati soprattutto su quest’obiettivo. La stesura vera e propria non è stata troppo complessa, e mi sono divertita molto; più problematica è stata la correzione, ma non tanto per via delle cose che ho dovuto cambiare, che, rispetto ad altri libri, sono state tutto sommato limitate. Il problema è che ho dovuto fare editing in un periodo complesso, visto che sto per cambiare casa, e faccio la spola continuamente tra quella vecchia e quella nuova. È stato difficile trovare la giusta concentrazione, e quindi tutto mi è sembrato più complesso di quanto non fosse. Ma arrivare fino alla fine è stata una bella soddisfazione, e alla fine sono contenta del risultato.

 
So che può sembrarti una domanda scontata ma, a distanza anche di parecchi anni, quale suggerimento daresti a un giovane sognatore che tenta di farsi strada nel mondo della scrittura?
Col senno di poi, mi sono accorta che per me è stato molto importante non avere come obiettivo la pubblicazione. Io non volevo fare la scrittrice di professione, volevo fare lo scienziato, e per parecchi anni l’ho fatto. Scrivere era una passione e un bisogno, e concentrarmi soprattutto sul piacere del racconto mi ha aiutata ha focalizzarmi sulla scrittura. La pubblicazione è venuta di conseguenza. Inoltre, occuparsi anche d’altro aiuta a tenere la mente aperta e fornisce anche tanti spunti di ispirazione, per cui consiglio di sicuro di non lasciarsi ossessionare dai propri sogni, ma concentrarsi soprattutto sul piacere del fare le cose. Poi, valgono i soliti consigli: leggere moltissimo, di tutti i generi, cercarsi un pubblico, ossia farsi leggere da qualcuno che ci voglia abbastanza bene da essere onesto con noi, magari cercare il confronto anche online. E divertirsi, credo sia la cosa più importante.